IL PESCE LA PESCA LA CUCINA DEI PESCATORI
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Una volta la pesca era un’arte, una disciplina e uno stile di vita, una forma di conoscenza della natura e, in un certo senso, una vocazione. Nessuno avrebbe potuto fare a lungo il pescatore, cioè esporsi a pericoli, a fatiche immani, a un codice di comportamento e ad una disciplina quotidiana di vita fatta di rinunce, di paziente dedizione alla barca, alle reti, alle lenze e agli ami, se non avesse avuto il mare nel sangue.
Oggi è tutto cambiato. Le più moderne tecnologie elettroniche, informatiche, elettro-meccaniche, hanno trasformato il peschereccio in una sorta di piccola fabbrica ambulante, capace di sostituirsi in tutto e per tutto all’opera dell’uomo e nel governare da cima a fondo l’intero processo decisionale e produttivo, al punto che nei più moderni scafi il pesce esce già bello e pronto, pulito e surgelato.
Tuttavia non tutto è andato perduto. A margine delle grandi flotte di pescherecci industriali, rimangono piccole nicchie di pescatori che continuano con le loro barche a gettare le reti e a stendere le lunghe lenze di palamiti con i loro ami, così come a depositare le nasse sui fondali adatti a catturare le prede adatte.
Da queste barche arriva nei piccoli porti da pesca di sempre; è il pesce che da ha secoli alimentato le città di mare e il loro immediato entroterra, quello tipico del luogo, ossia la sardina, il ghiozzo, l’acciuga, il nasello, il cefalo, e, al sud soprattutto, il tonno e il pesce spada, per dire i più noti, quelli conosciuti da tutti. E’ di questa cucina che parla questo volume, la cucina tradizionale delle città di mare con vocazione alla pesca.
Alfredo Morosetti – PICCOLE CAPITALI E CITTA’ DI CORTE LUNGO IL PO
Formato 19×29 cm – euri 12,90
La vita di corte si sviluppò in tutta Europa, a partire dal secolo XV, ma solo in Italia ebbe particolarità che da nessuna altra parte è possibile riscontrare. Solo in Italia, a causa della sua frammentazione politica in innumerevoli centri di potere, abbiamo il fiorire della vita di corte nella maniera più grandiosa, e persino più estrema, proprio per il bisogno di rivaleggiare fra una corte e l’altra.
Nel resto d’Europa, con le prime monarchie assolute, la corte esisteva e si riassumeva in quella del re; altre corti, nel senso pieno del termine, erano impossibili perché sarebbero state percepite come qualcosa di alternativo o in contrasto con il potere assoluto del re. In Italia, al contrario, non solo ogni grande ducato realizza la sua corte, mirando a farla più splendida di qualunque altra, ma anche gli stessi nobili, imparentati con la famiglia dominante o i grandi signori di estese contee, erigono la loro autonoma corte e, presso di essa, accolgono artisti e architetti di sommo valore, ospitano potenti amici, danno feste da mille e una notte, conducono una vita sontuosa e impareggiabile. E’ il caso di Sabbioneta, città ideale voluta di e creata dal nulla da Vespasiano Gonzaga, oppure Cortemaggiore, voluta dai conti Pallavicino, ma è anche la storia di tantissime altre città e cittadine minori, tutte lungo il Po, dove appunto si affacciavano i principali ducati italiani, quello milanese dei Visconti, quello parmigiano dei Farnese, quello mantovano dei Gonzaga e quello ferrarese degli Estensi, nelle quali vediamo il loro fiorire o rifiorire come città d’arte, come piccole, impagabili, capitali di Stati forse più illusori che reali, ma comunque resi unici e straordinari dalla magnificenza di un principe, di un conte, di un marchese.
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Tuttavia, potremmo allora dire che quello che rimane costante, riguardo al senso della filosofia, è proprio l’eternità della domanda intorno al suo senso, ma questo circolo vizioso, se pensato in modo rigoroso, ci porta molto lontano e molto vicino al nostro tempo, dal momento che oggi, da più parti, si sostiene che la filosofia non è una teoria, non è un sistema, non è una dottrina conclusiva, bensì una pratica, un desiderio mai esaurito di rivolgere il linguaggio contro il linguaggio, affinché ci dica di più di quanto usualmente è stato educato a dire.
Alfredo Morosetti
MARCEL PROUST E LE DONNE Formato 18×29 – Pag. 120, euri 11.90 –
“Gli uomini guardano le donne, e le donne? Guardano le altre donne”. Questo quanto suggerisce la saggezza popolare. Dobbiamo crederci? Probabilmente si, almeno se riteniamo che il pensiero di Proust circa le relazioni fra i sessi abbia un qualche valore. In un certo senso, le migliaia di pagine che compongono Alla ricerca del tempo perduto, ci ripetono quasi ossessivamente che gli amanti vivono uno spaventoso equivoco, che nasce dalla reciproca e sostanziale incomprensione, e che e causa – ma solo per gli uomini – di infinito dolore e, a volte, di follia. Il punto focale della questione non è la riconferma di un antico luogo comune, secondo il quale chi ama non è mai riamato, ma il fatto che le donne amano in modo diverso. Cosa vuol dire? Che vivono il sesso con una coloritura affettiva ed una valenza etica del tutto estranee al mondo degli uomini, e la ragione per cui le donne guardano le altre donne non deve essere intesa come una naturale e latente tendenza omosessuale, bensì come il modo cosciente e determinato con cui le donne vengono a capo della battaglia dei sessi.
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Questo volume ha dunque lo scopo, da un lato, di offrire un quadro di riferimento storico dei principali movimenti monastici che diedero vita al sistema delle abbazie, tenendo conto soprattutto dell’impatto che queste ebbero sul territorio circostante per quanto concerne la produzione agricola, l’edilizia, l’invenzione di nuove tecniche sia di coltivazione che di creazione di nuovi prodotti e di nuovi metodi di conservarli. Per altro verso, è un viaggio sul territorio per riscoprire quello che di esse fisicamente ci rimane e per constatare di persona i tesori di civiltà che ci hanno lasciato in eredità.
Alfredo Morosetti – EREMI E LUOGHI FRANCESCANI
Formato 18X29 – Pag 89, euri 13,90 con video cd incluso
La grandezza dell’uomo, l’enorme complessità della sua personalità, la misteriosa forza e determinazione che guidava la sua anima, la leggenda stessa che tuttora avvolge qualsiasi episodio della sua vita consigliano di attenersi a fatti e luoghi certi e descrivere semplicemente il concreto agire di Francesco e dei suoi seguaci nel continuo cammino lungo il quale ha lasciato tracce del suo passaggio e del suo modo di vivere l’esperienza religiosa che alimentava il senso della sua intera vita. In questo volume una decina di eremi fondati da San Francesco, con notevole repertorio fotografico allo scopo di cogliere anche visivamente, cioè esteriormente, qualcosa del segreto e della grandezza che lo muoveva.
Alfredo Morosetti – PENSIERI
Formato 18X29 – Pag. 76 euri 5,81 (solo e.book)
Ci sono frasi che spaccano le parole, come certi sassi le noci, e mostrano cosa nascondono nel loro guscio, e altre che scivolano sulle parole rendendole ancora più viscide di uno scoglio coperto di alghe.
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Alfredo Morosetti – DIALOGO SULLA LIBERTA’ FRA UN CAVALIERE TEMPLARE E UN POTENTE SIGNORE ISMAELITA
Formato 18X29Pag. 25 euri 3,17 (solo e.book)
La libertà è il segreto dell’anima occidentale. La sottomissione di quella islamica. Per lungo tempo hanno finto che ciò che le separava fosse solo qualche dettaglio teologico e un diverso modo di nominare le cose. Ma proprio il diverso modo di nominare il nome di colui che rende liberi ha mostrato l’abisso che le rende incomprensibili l’un l’altra. La setta degli ismaeliti, originaria della Persia, fu famosa, nei secoli XII e XIII, per le rocche inespugnabili attraverso le quali costituiva uno stato nello stato ovunque riuscisse ad attecchire, e per la pratica dei martiri assassini, che colpivano con sorprendente efficacia i nemici della setta stessa, e, in modo particolare, i capi politici e religiosi dell’Islam ufficiale, ossia quello sunnita. Questo scritto è una sorta di apologo che racconta l’immaginario dialogo fra un cavaliere templare e un Imam ismaelita nel momento tragico in cui Mongoli avanzano verso le città musulmane della Persia e del Medio Oriente. L’ipotesi di una possibile alleanza per respingere il pericolo mongolo si trasforma, in realtà, in uno scontro ideale fra civiltà a partire proprio dalla sostanziale differenza in cui si concepisce il senso stesso della libertà.
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